Epistola ai Pisoni RIASSUNTO

Riassunto video/audio Epistola ai Pisoni di Orazio#

Riassunto testuale Epistola ai Pisoni di Orazio#

In questo video vi presento il riassunto dell’opera intitolata epistola ai Pisoni.

L’Epistola ai Pisoni fu scritta da Orazio nell’anno 14 avanti Cristo.

L’opera è conosciuta anche con il titolo di Arte poetica e fa parte del secondo libro delle Epistole del poeta lirico romano, essendo al tempo stesso un lavoro autonomo e unitario.

La sua forma è quella di un trattato in versi che presenta i principi estetici del classicismo antico ed è indirizzato, come una lettera, a Lucio Calpurnio Pisone – senatore e console romano – e ai suoi due figli, aspiranti scrittori, adempiendo così anche a una funzione didattica. Attraverso questa restrizione a un ambito personale, attraverso l’approccio colloquiale – nel quale è impiegato anche il dialogo filosofico, concepito tuttavia su un tono piuttosto noncurante che solenne – l’Arte poetica di Orazio si distingue dalla Poetica di Aristotele, opera che introduce questo genere nella letteratura.

In contrasto con il filosofo greco, il poeta romano offre non una teoria letteraria elaborata in modo “sistematico”, bensì una teoria “viva e piacevole”, “di un uomo molto colto, rivolta ai suoi amici, che egli invita a partecipare al suo amore per la poesia”. Il principio di Orazio, sul quale egli insiste, è quello secondo cui “l’arte deve insegnare e dilettare”.

In questo tono, dunque, Orazio presenta la sua visione della creazione poetica – nel senso ampio, classico, del termine, che proviene dal greco antico e significa “fare” – la poetica includendo allo stesso tempo la poesia lirica ed epica, insieme a tutta l’arte drammatica. Orazio offre consigli ai poeti in divenire, a cominciare dai due figli di Lucio, si serve di massime e polemizza con teorici contemporanei o dell’antichità più remota.

Uno dei grandi temi trattati è quello dell’unità tra forma e contenuto che un poema – di qualsiasi genere – deve possedere per meritare il suo nome. Si richiede dunque il raggiungimento di un’armonia, attraverso la definizione di una proporzione adeguata, tra il soggetto e la sua rappresentazione. Orazio pone l’accento sulla chiarezza e sulla semplicità, sulla concisione e sull’originalità dell’approccio.

Il poeta, afferma Orazio, deve essere un buon pensatore e un uomo altamente istruito. “Prima di scrivere, impara a pensare!” è una delle massime dell’autore. E il buon pensiero si apprende dai greci. Qui Orazio manifesta un’ammirazione inesauribile per le opere dell’antichità greca, che considera esemplari e ideali, essendo egli stesso debitore di Aristotele, suo grande modello e affine.

Per quanto riguarda il talento, esso deve essere sempre disciplinato da un lavoro assiduo e continuo, altrimenti non può essere valorizzato. Le parole devono essere scelte con attenzione dal poeta affinché risuonino con il genere in cui egli scrive, Orazio sottolineando la necessità dell’impiego dei neologismi.

L’autore è nemico degli scrittori volutamente arcaici, che imitano ciecamente le opere classiche greche, facendo ciò senza talento e senza apportare nulla di veramente nuovo, né nella forma né nel contenuto delle loro opere. Inoltre, Orazio si dichiara contrario all’arte come semplice diletto. Ridicolizzando i falsi artisti, l’autore esorta tutti gli scrittori in divenire ad affrontare l’arte innanzitutto come una fatica, una professione che deve essere praticata con perseveranza.

E nella visione di Orazio, l’arte poetica è una vera e propria materia di studio, che ha le sue leggi ed è necessario prima di tutto che queste siano conosciute e ben padroneggiate.

La bellezza di un’opera è data dalla sua armonia, alla quale tali leggi contribuiscono. Non deve mancare nemmeno l’elemento emotivo, che cattura il lettore, influenzando nella sua anima la visione del bene, del vero e del bello, i tre grandi ideali dell’antichità.

Pertanto, esortando i poeti aspiranti a imparare dai classici greci, Orazio invita in realtà a un’educazione creativa, che conduca infine alla scoperta di un’espressione originale e non all’imitazione. Del resto, l’Epistola ai Pisoni è l’espressione colloquiale e teorica di ciò che Orazio stesso mette in “pratica”, tanto in questi esametri nei quali la sua visione è esposta, quanto nelle sue Odi, la sua stessa opera poetica, propria di questo grande autore romano.