Riassunto video/audio l’epopea di Gilgamesh#
Riassunto testuale l’epopea di Gilgamesh#
Oggi vi presento il riassunto dell’opera intitolata l’epopea di Gilgamesh.
L’Epopea di Gilgamesh è un poema epico della Mesopotamia antica e appartiene alla cultura sumero-babilonese. Fu redatta in scrittura cuneiforme all’inizio del III millennio avanti Cristo ed è la più antica opera letteraria dell’umanità, conservata in modo lacunoso su dodici tavolette d’argilla, nella biblioteca del re assiro Assurbanipal a Ninive.
Il poema fu scoperto soltanto nel XIX secolo e contiene numerosi elementi mitologici che appariranno nella letteratura e nelle tradizioni mitologiche e religiose delle civiltà successive.
Il dramma esistenziale dell’uomo è fondamentale nel mito di Gilgamesh. Esso consiste nella sua lotta con le forze occulte e nella prospettiva della loro sconfitta, nel rapporto tra uomo e donna, nel rapporto di amicizia tra gli uomini, nella paura della morte e nella sete di immortalità.
Parallelamente, nell’Epopea di Gilgamesh sono riassunti in forma allegorica la storia del divenire e il destino degli uomini come società: la caccia, la pastorizia, la civiltà urbana, le catastrofi cosmiche, la costruzione dello Stato arcaico e le grandi domande dell’umanità.
Secondo il mito, dopo la morte di suo padre, Gilgamesh diventa re di Uruk. Egli si serve del suo statuto di semidio per opprimere il suo popolo, costringendo i giovani al lavoro e giacendo con le loro mogli nella notte delle nozze.
I sudditi, scontenti del modo in cui il nuovo sovrano si comporta con loro, chiedono aiuto agli dei. Questi creano dall’argilla Enkidu con lo scopo di affrontare Gilgamesh. Enkidu si prepara a fermare Gilgamesh nel momento in cui questi tenta di giacere con un’altra sposa, ma lo scontro non si conclude con una vittoria chiara per nessuna delle due parti. Per ammirazione verso il suo avversario, Enkidu stringe amicizia con il re di Uruk, attirando su di lui l’ira degli dei.
Gilgamesh propone a Enkidu di recarsi insieme nella Foresta dei Cedri per abbattere il mostro Humbaba. Sotto il patrocinio della dea Ninsun, essi partono verso quella foresta, nonostante i sogni premonitori che Gilgamesh ha. Il mostro viene ucciso e i due eroi tornano vittoriosi a Uruk, portando come trofeo della lotta la testa del mostro.
Il re entra in conflitto con la dea Ishtar poiché non ricambia il suo amore. Per vendicarsi, Ishtar manda il Toro del Cielo per uccidere Gilgamesh. Dirigendosi verso Uruk, il Toro devasta tutto e scatena il panico tra gli abitanti, ma Enkidu riesce a ucciderlo.
Egli sogna che lui o il suo amico debbano morire per vendicare l’audacia di aver ucciso Humbaba e il Toro del Cielo. Segnato dal sogno, Enkidu maledice gli dei, e il suo stato di salute peggiora di giorno in giorno, fino a essergli fatale il dodicesimo giorno.
Gilgamesh lo piange, e in seguito parte per un viaggio fino ai confini della terra, alla ricerca del suo antenato Uta-napishtim. Il vecchio, insieme a sua moglie, era sopravvissuto al diluvio, e Gilgamesh spera che Uta-napishtim gli riveli il segreto della vita e della morte. Dopo molte peripezie incontra l’antenato, che gli parlerà dell’inutilità della vita e dell’insignificanza dell’uomo.
Interrogato su come abbia ottenuto l’immortalità, Uta-napishtim gli racconta del diluvio. Egli dice a Gilgamesh che l’immortalità è una ricompensa che non può essere conquistata e, per dimostrarglielo, chiede al re di restare sveglio per sette giorni; qualora ci riuscisse, otterrebbe l’eternità. Gilgamesh si addormenta, ma Uta-napishtim gli offre un’altra possibilità, raccontandogli di una pianta che può renderlo di nuovo giovane. L’eroe riesce a raggiungere la pianta e a prenderla, ma un serpente gliela ruba mentre egli si stava bagnando.
Il re di Uruk non otterrà l’immortalità: egli fallisce la prova iniziatica alla quale era stato sottoposto dagli dei. Gilgamesh ritorna nel mondo degli uomini, del quale è esponente, rassegnandosi a costruire cose effimere come lui stesso.