Riassunto video/audio Odissea di Omero#
Riassunto testuale Odissea di Omero#
Oggi vi presento il riassunto dell’opera intitolata l’Odissea.
Insieme all’Iliade, l’Odissea costituisce un gruppo di due epopee attribuite al ben noto rapsodo Omero.
L’opera fu composta nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., ed è al tempo stesso una delle più antiche e celebri opere letterarie della mitologia antica. L’Odissea narra le avventure del re Odisseo (Ulisse) nel suo viaggio verso casa, dopo la conclusione della guerra di Troia.
Il testo è ampio, essendo suddiviso in 12.200 versi, organizzati in ventiquattro canti.
Essi descrivono le peripezie del re dopo dieci anni di guerra, ai quali si aggiungono altri dieci anni di avventure vissute nel ritorno verso l’isola di Itaca.
Tali avventure iniziano con l’abbandono delle rovine della città di Troia con dodici navi e con il saccheggio dei Traci Ciconi, alleati dei Troiani, che in seguito li scacciano.
Insieme ai suoi compagni, Ulisse giunge sull’isola dei Lotofagi. Alcuni degli uomini del re mangiano dei loro frutti, dopo di che dimenticano completamente la loro patria, Itaca. Gli uomini rimasti partono poi, insieme a Ulisse, verso l’isola dei Ciclopi.
I Ciclopi sono creature mitiche, gigantesche, con un solo occhio sulla fronte. Nella grotta del ciclope, gli uomini trovano formaggio e molto vino. Affamati, banchettano e poi si ritirano nella grotta.
Per impedire ai Greci di fuggire, il ciclope Polifemo blocca l’uscita della sua caverna. Avvertendo un grande pericolo di essere divorati dalla creatura gigantesca, il re attende che essa si addormenti, dopo di che, insieme al suo equipaggio, solleva un tronco che conficca nella fronte del gigante e gli acceca l’occhio. Ciò attira l’odio di Poseidone, padre del ciclope.
Rendendosi conto di essere cieco, il gigante si rassegna e, quando chiede al re quale fosse il suo nome, Odisseo risponde: «Nessuno». Allora il ciclope chiama i suoi fratelli, dicendo loro di essere stato accecato, e quando essi gli chiedono chi fosse il colpevole, egli risponde: «Nessuno».
Essendo creature dall’intelletto limitato, i Ciclopi hanno difficoltà a comunicare, cosicché i fratelli del gigante si irritano e se ne vanno. Essendo cieco, il ciclope scaglia in mare dei massi, causando la formazione di onde che rendono più difficile la fuga dei Greci.
Quando approdano su un’isola in cerca d’acqua, Odisseo riceve in dono da Eolo (il dio del vento) un otre contenente i venti. Vedendosi ormai vicini a casa, i compagni del re sono presi dalla curiosità e decidono di aprire l’otre.
Improvvisamente scoppia una tempesta che li spinge lontano, cosicché il gruppo giunge sull’isola della maga Circe. Questa trasforma gli uomini del re in porci, mentre adescava Odisseo con i suoi incantesimi. Colui che lo salverà sarà Hermes, il messaggero degli dei. Sebbene inizialmente i due non fossero in buoni rapporti (a causa della distruzione di Troia), Hermes lo perdona.
Successivamente, nel cammino verso casa, il gruppo viene di nuovo rallentato dalla comparsa delle Sirene. Le loro voci incantate conducono i marinai sulla via della morte, facendoli perdere il senso della realtà e facendoli schiantare contro gli scogli.
Spinto dalla curiosità (desiderava sapere come suonasse il canto delle Sirene), Ulisse esorta i suoi marinai a tapparsi le orecchie con cera d’api e a legarlo all’albero maestro, con l’ordine di non scioglierlo in alcun modo, qualunque cosa fosse accaduta (poiché, una volta che la voce delle Sirene avesse raggiunto le sue orecchie, egli avrebbe perso il controllo di sé).
Il piano riesce, viene evitato il naufragio della nave e Ulisse riesce ad ascoltare il canto delle Sirene. Accompagnato dai suoi uomini, egli riesce ad attraversare lo stretto tra Scilla e Cariddi, i due mostri leggendari.
Giunti sull’isola di Helios (il dio del sole), gli uomini sono presi da una fame bruciante. In un momento di debolezza, i compagni di Odisseo rubano il bestiame sacro del dio, desiderando mangiarlo.
Per punirli di questo gesto sconsiderato, Helios scatena una tempesta in mare, della quale l’unico superstite è Ulisse, che non aveva attentato al bestiame sacro. Odisseo giunge invece sull’isola della ninfa Calipso, dove viene trattenuto per sette anni.
Quando finalmente fugge dall’isola con l’aiuto di una zattera, la tempesta provocata da Poseidone distrugge l’imbarcazione, e il re si ritrova naufrago su un’altra isola.
Lì viene accolto amichevolmente da Nausicaa, figlia del re dei Feaci. Nel corso di due lunghe sere, Odisseo racconta al re dei Feaci, Alcinoo, le peripezie vissute.
Questi gli offre dei doni, inviandolo poi a casa in salvo.
Le ricerche di Telemaco, figlio di Odisseo, non danno alcun risultato, e Penelope, moglie di Ulisse, incontra crescenti difficoltà nel fronteggiare i pretendenti che attendevano di prendere il posto del marito scomparso.
Per proteggere Odisseo dai pericoli che potevano derivare dalla rivalità tra lui e i pretendenti dell’attuale moglie, la dea Atena trasforma Ulisse in un mendicante. L’unico a riconoscerlo, così travestito, è il suo vecchio cane Argo.
Così, in gran segreto, Odisseo si prepara alla gara dell’arco con i pretendenti, con Penelope come premio destinato al vincitore. Con l’aiuto di suo figlio Telemaco e del porcaro Eumeo, i pretendenti ricevono la loro punizione.